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Il Portiere Di Notte



The Night Porter (Italian: Il portiere di notte) is a 1974 English-language Italian erotic psychological war drama film.[1] Directed and co-written by Liliana Cavani, the film stars Dirk Bogarde and Charlotte Rampling, with Philippe Leroy, Gabriele Ferzetti, and Isa Miranda in supporting roles. Set in Vienna in 1957, the film centers on the sadomasochistic relationship between a former Nazi concentration camp officer (Bogarde) and one of his inmates (Rampling).




Il portiere di notte


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Nel 1957, anni dopo la seconda guerra mondiale, si incontrano per puro caso Lucia, un'ebrea sopravvissuta al campo di concentramento e il suo aguzzino Maximilian che, sotto falso nome, lavora come portiere di notte in un albergo di Vienna. Il loro incontro li fa precipitare in una relazione sadomasochista, con la variante che l'ex-vittima è a conoscenza del passato del suo aguzzino e può fuggire oppure denunciarlo. Per occultarsi, Maximillian lavora ossessivamente per compiacere gli ospiti, specialmente la contessa - una confidente che richiede i suoi servigi come procacciatore di giovani che le fanno da partner sessuali.


I lavori della regista Liliana Cavani hanno provocato forti reazioni sia favorevoli sia negative, nel pubblico e nella critica. Per Il portiere di notte la Cavani venne sia celebrata per il suo coraggio nel trattare il disturbante tema della trasgressione sessuale, sia, simultaneamente, criticata per la trama sorprendentemente controversa nella quale presentava una simile trasgressione, nello scandaloso contesto della narrativa dell'Olocausto. Al momento di esprimere un giudizio morale, il film tende a dividere le platee, sia per i temi oscuri e disturbanti che per l'ambigua chiarificazione morale tentata nel finale. Nonostante tutto, è il film per il quale Liliana Cavani è più conosciuta.


Siamo in un limbo 'targato' 1957, che in qualche modo risente ancora dei dolori e degli odori della guerra e che pure da quell'epoca storica è già lontano. Quella messa in scena del Portiere di notte è una terra di nessuno (anche se tutto accade a Vienna e la scritta in sovrimpressione ce lo comunica con certezza), una sorta di purgatorio dove si muovono fantasmi evocati dal buio degli anni del nazismo. Anime in pena, siano esse 'buone' o 'cattive', in cerca di redenzione o di fuga verso un forse impossibile altrove. Il più grande successo commerciale e mediatico di Liliana Cavani, il film che più di ogni altro influirà sulla carriera della regista emiliana, e in qualche modo sembrerà condizionarla negli anni a venire e nelle opere successive, è questo: un'analisi più interiore che esteriore, non tanto del fenomeno storico che è stato il nazismo quanto del 'nazista che è in noi', dove il termine nazismo si dilata fino a coincidere con un allargato concetto di male.


Accompagnato dall'odore di zolfo d'un annunciatissimo scandalo d'epoca, Il portiere di notte compie un lungo viaggio dentro la notte della psiche umana, dove i concetti definitivi che piacciono ai manichei vengono infranti con violenza, dove le linee di confine si confondono e le catalogazioni risultano impossibili. L'ex nazista Max, ora portiere di notte in un decadente albergo (riconoscibile, già nell'atmosfera e nel décor, la traccia viscontiana), e Lucia, sofisticata moglie di un direttore d'orchestra ma un tempo vittima bambina di Max in un campo di concentramento, sono destinati (dalla Storia e da questa storia) a incontrarsi ancora. Lui, in divisa con la croce uncinata, l'aveva filmata e studiata, poi violentata. Lei aveva subito come un agnello sacrificale. Ma la spirale vittima-carnefice era stata sconvolta e interrotta da un evento imprevisto e imprevedibile come l'amore. Poi le macerie della caduta del Reich, la caotica rinascita, fino al nuovo incontro nei nuovi ruoli d'una normalità (e d'una diversa gerarchia) borghese. In anni successivi gli psicologi avrebbero definito 'sindrome di Stoccolma' (da un caso di cronaca nera accaduto proprio nella capitale svedese) il rapporto morboso che può venirsi a creare fra i sequestrati e i loro sequestratori, rapporto non basato sull'odio e sul senso di ribellione, ma su una totale e quasi morbosa sudditanza delle vittime. La 'sindrome di Vienna' descritta da Liliana Cavani è tuttavia differente, attinge a sfere più profonde della psiche per confondere ogni ruolo e spiegare come dentro ognuno di noi ci sia una parte di vittima e una di carnefice, una tensione sadica e una tensione masochista che rispondono a uno stesso cuore e a uno stesso cervello, come gemelli siamesi che un semplice bisturi non può separare. Si può anche tentare l'operazione, ma è più facile che alla fine entrambi soccombano. Come accade fatalmente nel finale, livido, sul ponte.


Se la fonte d'ispirazione più diretta per il film resta probabilmente La caduta degli dei (1969) di Luchino Visconti, Il portiere di notte ha involontariamente generato una nidiata malefica di pellicole che, senza nulla trattenere della profondità e ambiguità dell'originale, si sono limitate a replicare maldestramente gli aspetti più compiaciuti del famigerato binomio sesso e svastica: a partire dal Salon Kitty di Tinto Brass (1975) giù giù lungo tutta una estenuante serie di titoli trash.


Liliana Cavani è una regista italiana che vanta una fama internazionale; autrice di opere caratterizzate da uno spiccato interesse sociale e politico, inizia la sua carriera realizzando prodotti cinematografici e documentari per la RAI. È in questo contesto che nel 1963-64 concepisce un documentario dedicato alla Storia del Terzo Reich che è per lei occasione di esaminare lo sterminato patrimonio visuale della seconda guerra mondiale e di avvicinarsi alle esperienze e al vissuto di donne che hanno preso parte alla guerra, materiale che le sarà utile per un altro lavoro documentaristico: La donna nella Resistenza del 1965. Entrambi questi documentari si riveleranno retroterra fondamentale per la scrittura e la realizzazione de Il portiere di notte che nel 1974 portò Cavani alla ribalta internazionale.


"Enrico VIII fu il mio primo disco d'oro. Gran parte del suo successo si deve a 'Il portiere di notte'", ha confessato il cantautore. "In principio non era un brano cui fossi particolarmente affezionato, ma ha finito poi per rappresentare una vera sorpresa dal vivo. E' uno dei pezzi che amo di più cantare, perché tutto giocato su un'interpretazione che cambia ogni sera, paradossalmente facilitata dall'argomento evidentemente non autobiografico del pezzo".


Una giovane donna, ebrea superstite di un lager, incontra casualmente a Vienna il suo carceriere, ora portiere di notte in un lussuoso albergo ove, e la sfumatura narrativa è significativa ed esteticamente certo non casuale, si riuniscono ex nazisti suoi commilitoni che vogliono, come è stato per molti purtroppo, cancellare le tracce della loro colpa per evitare punizioni, recitando tra di loro la finzione di un inverosimile processo di riscatto/pentimento.


MARGHERA - Ho detto loro di andare via poi non ho capito più nulla. Mi hanno picchiato in tre, dopo il primo pugno sono caduto a terra e mi hanno riempito di botte in faccia e su tutto il corpo. Riuscivo a sentire solo le urla terrorizzate di mia madre. Sono queste le prime parole pronunciate appena dimesso dall'ospedale da Alessio Wang, il 31enne portiere di notte dell'Hotel Autostrada a Marghera, che l'altro ieri mattina intorno alle 5.30 è stato aggredito da tre sbandati. La sua unica "colpa" sarebbe stata quella di rimproverare uno dei tre ragazzi che stava facendo la pipì sulla vetrina dell'albergo di famiglia, in via Trieste 1. Da lì la furia improvvisa.


La famiglia Wang, di origine cinese, vive a Marghera dal 2004, anno in cui hanno acquistato l'albergo. I due figli, Alessio (il portiere aggredito) e Lisa, 29 anni, sono nati in Italia. Il 31enne ha studiato Lingue all'Università Ca' Foscari mentre la ragazza si è diplomata all'alberghiero all'Istituto Berna. L'Hotel Autostrada è una struttura di 32 stanze che lavora con i trasfertisti, un ambiente familiare in cui nulla del genere è mai accaduto.


Tipicamente il receptionist notturno può svolgere turni di 6 o 8 ore. Affinché il lavoro svolto sia riconosciuto come notturno e abbia diritto alla paga corrispettiva è necessario che almento 3 ore di lavoro siano svolte nella fascia compresa tra mezzanotte e le 5 di mattina. In caso contrario (ad esempio, un turno che finisce a mezzanotte) non si può parlare di portierato notturno. Un tipico orario di lavoro può essere ad esempio dalle 10 di sera alle 6 di mattina o dalle 11 di sera alle 7 di mattina (8 ore). Un turno di 6 ore sarà probabilmente da mezzanotte alle 6. 041b061a72


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